Ciao Laura.
Domenica, scenderai in campo per la prima volta, in una partita vera, insomma quasi vera.
Niente ti prepara al primo impatto, all’essere colpita con violenza da un avversario, perché quello che hai scelto è uno sport, come raccontava Lombardi, di collisione.
Non è qualcosa di naturale, lanciarsi contro un avversario, abbinando la tecnica alla forza, coniugando l’armonia del movimento con la aggressività sportiva, necessaria ad eseguirlo.
Intorno a te poche compagne, non preoccuparti, guarda ora davanti a te. Troverai allineata una squadra che ha vinto un titolo nazionale, appoggiandosi al talento delle giocatrici, a scapito del numero. Non importa il numero, ma la voglia, il desiderio di vincere. Quella forza oscura che ti sussurra in un orecchio “puoi essere la migliore, hai tutto quello che serve, puoi farcela”.
Lo vedi quello scudetto sulle loro maglie?, significa proprio questo, è l’asticella del salto in alto, la misura da colmare, il risultato da raggiungere.
In partite come questa, nelle quali il tuo avversario si batte per ogni centimetro d’erba, impari a conoscerti, a conoscere chi è intorno a te. Quando il sudore ti cola negli occhi e non riesci ad infilare niente nel casco per asciugarlo, quando ti fa male ogni muscolo del corpo ma ti pieghi ancora sulla linea, scopri che puoi cose che non immaginavi. Realizzi in quei pochi istanti prima che la palla torni in gioco, quanto sia futile arrabbiarsi per cose così sciocche che, solo qualche istante prima ti sembravano così serie. Imparerai che quella rabbia che ti stringe il cuore, puoi cacciarla in gola al tuo avversario e liberartene. Per me è stato così.
Ci vediamo in campo.
Ciao Daniela.
Ci conosciamo da tanto, forse troppo.
Domenica indosserai casco e paracolpi e per la prima volta gli scontri, non saranno tra compagne di squadra. Sarai in trincea a difendere il tuo territorio. In quel momento, chiusa dentro a quel casco che ti sembra così piccolo, non c’è posto per la parte buona di te. Quella lasciala a bordo campo, puoi riprenderla ad ogni break della partita.
Quando sentirai il rumore metallico del tuo casco che si chiude, lascia fuori tutto, porta con te solo la voglia di essere la migliore, a qualsiasi costo, pronta a pagare in sudore e dolore il prezzo per la vittoria.
Ricordi quando in mezzo ai monti provavi a giocarlo? Non è molto diverso da allora. La regola principale rimane la stessa. Colpire “quella” con la palla.
Vorrei vi vedessero in molti, che intorno al movimento ci fosse l’attenzione necessaria, che non foste confinate nella città che vi ospita ad essere meno rilevanti delle bocce o del softball. Vorrei che il movimento iniziasse a parlare di voi e a parlarsi meno addosso. Vorrei che si prendesse consapevolezza di una realtà tutta italiana che non può scimmiottare quella oltreoceano ma prendere spunto da quello che ha intorno. Abbiamo L’Aquila “Città del Rugby” e Roseto “Città del Basket” e guardiamo lontano, forse è proprio vero che diamo per scontato quello che abbiamo intorno.
Ma queste sono considerazioni per il domani, l’oggi è su quel prato verde, con tutte quelle linee bianche e quei numeri, per scoprire dove puoi arrivare davvero, per trovare dentro di te cose che ignoravi ci fossero.
Lo vedi quello scudetto sulla maglia? Non l’hai vinto tu, ma è ai sacrifici di quelle venute prime di te che devi il tuo rispetto, per tutto ciò che rappresenta quella maglia, devi mettere in campo tutta te stessa.
Guardati intorno nell’huddle, quei sacrifici, quei dolori hanno un nome, degli occhi e un viso. Karen, Victoria, Georgina, Sabrina, Angelica, Sesilia. Ai loro ginocchio doloranti, ai muscoli strappati, al sangue e alle loro lacrime devi pensare prima di allinearti. Quando ti alzerai per colpire la tua avversaria non stai eseguendo solo una giocata, stai difendendo le tue compagne, la tua casa sportiva, quello scudetto cucito sulla maglia.
Queste le parole da portarti nel cuore…
…”poichè chi versa oggi il suo sangue con me sarà mio fratello: per infima che sia la sua nascita questo giorno nobiliterà il suo rango”…
William Shakespeare: Enrico V