Calcio

On the sidelines 8

C’è poco tempo, il mercato di gennaio ha tempi stretti e ritmi serrati. Tu e Mirko, guardate qualche allenamento della prima squadra, seguite i ragazzi della primavera impegnati nel campionato di categoria. Scuotete la testa all’unisono, dovete fare davvero in fretta, è chiaro che per tentare la rincorsa alla salvezza è necessario liberarsi dei giocatori meno dotati, rimpiazzandoli con qualcuno meno scandaloso. Continui a strofinarti il mento pensieroso, una birra, ecco cosa ti aiuterebbe ora, a dimenticare che occupate la dannatissima ultima posizione in classifica. Quella sera stessa, nel bar dell’albergo, Mirko continua a fissare la probabile formazione titolare del “vostro” Portosummaga. Gira tra le dita il sottobicchiere sul quale l’ha scritta. Tamburella sul tavolo con il taccuino. Lo apre, sfilandolo dalla tasca posteriore del suo jeans consunto. Con l’indice ingiallito dalle troppe sigarette, percorre una lunga lista, si ferma su un nome, lo picchietta pensieroso. Mi guarda, il suo sorriso furbo. “Il ragazzo un po’ lo conosco e anche la società”, biascica la sua proposta. Telefona, per prenotare un volo. Auxerre. Francia.
Tesserate in prestito Acapandiè, si allena con le giovanili, gli leggi negli occhi la “fame”, la voglia di mettersi alle spalle per sempre la profonda e totale povertà, il calcio è il suo biglietto per una vita migliore.
Seduto nel tuo nuovo ufficio, ai fottuti margini del calcio professionistico. Fai qualche telefonata, non ci sono troppe squadre disposte a privarsi dei loro uomini. Non da quando le stagioni agonistiche sono diventate così lunghe. Qualcuno dei tuoi “ragazzi” a Lanciano può tornarti utile quì. Ardità smania dalla voglia di giocare ma nel tuo vecchio club, con lo svedese tra i pali, le sue possibilità sono pari allo zero. Ti odia è questo fa di lui il candidato ideale, hai bisogno di due mani salde e un po’ d’esperienza. “Perché dovrei giocare per lei? Avrei ancora un futuro agonistico…”, lo interrompi “È quello che ti sto offrendo ora, l’occasione per dimostrare che vali ancora un contratto da professionista”, “se proprio non ne avessi voglia cazzo?, se l’unica cosa che desidero è vederla con il culo scoperto?”. “Non te lo sto chiedendo cazzo, te lo sto ordinando”, gli porgli la penna, scuote la testa e mi guarda di traverso, un ultima volta, prima di firmare.
Provi e riprovi, schemi e movimenti, questi giocatori non sono una squadra, una mal assortita accozzaglia di professionisti abituati a perdere, con nessuna etica di lavoro. Guardi 20 uomini tirarsi la palla per mezz’ora prima di urlare “Cos’è questa merda!”, senza parastinchi qui nessuno affonda un tackle, le partite che vi aspettano saranno una guerra, accanto a te quando la lotta si farà cruenta hai bisogno di uomini di cui ti puoi fidare.  Tagli quattro titolari, inserisci al loro posto ragazzi presi dalla primavera. Convinci Jaime, che si allena da alcune settimane con voi solo per tenersi in forma, che puoi regalargli ancora un paio di anni da calciatore vero. Un passato nel Real Madrid e nel Deportivo La Coruna, il SuperDepor. Non lo tratti come se fosse un giocatore come gli altri, gli dai la fascia di capitano e lo interpelli in tutte le questioni, “capitano cosa pensi di questo…”, basta poco, lui esce dal gruppo e s’appoggia ai cartelloni pubblicitari accanto a te e Mirko.

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