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Se Fossi un Mister – Notte Prima degli Esami

notte prima degli esami
Tu te la ricordi la notte prima della maturità?

Quel tremore allo stomaco tipico del non sapere cosa ci sarà dopo, la luce soffusa nella tua camera che si confonde con il bagliore della luna che entra dalla finestra, i libri aperti sulla scrivania, i foglietti con gli appunti, i volti dei tuoi compagni di classe immortalati da una vecchia foto attaccata sull’anta dell’armadio, la foto è del primo anno del Liceo, cinque lunghi intensi anni volati via mentre tu davi il primo bacio, ti cresceva un po di barba, sparsa a caso sul volto ed ancora,  quando ti innamoravi di qualcuno sentivi cosi forte il rumore del tuo cuore da aver paura che uscisse dalla maglia.

notte prima degli esami

E’ passata da poco tua madre a darti la buona notte con una tazza di thè caldo, caldo come le guance di tuo padre che qualche  minuto prima ha strusciato la sua barba sul tuo viso,  un gesto di affetto,  tu hai sentito chiaro e forte il profumo del suo dopo barba entrarti nelle narici ed è più o meno che quel senti ogni volta che ti avvicini al cuscino su cui dorme.

Il profumo delle persone che impregna gli oggetti è un chiaro segno di possesso, prenditi pure tutto, corpo, anima e quel che vuoi ma il profumo di una persona caro Dio non lo puoi portare via ed infatti quello di mio padre è ancora su quel cuscino  nonostante lui non ci sia più da tanti anni e mentre lo penso immagino il mio banco, chi ci sarà dopo di me? Saprà aver rispetto di tutti i segreti che contiene?

Cinque anni sono tanti per non avere segreti da nascondere sotto il banco.
Ma cosa c’entra tutto questo con il futsal?
Leopardi, Manzoni, seno e coseno, la nemesi e la catarsi?

No è semplicemente la mia notte prima degli esami, domani giochiamo la finale di coppa, lo dicevo io che la matematica non sarebbe mai stata il mio mestiere, la mia prima finale di coppa, rincorsa per 5 anni, come la maturità e come quel giorno lì, troverei una certa sicurezza nel sentire la barba dura di mio padre scartavetrarmi le guance,  lui non c’è ma stringo forte il suo cuscino che possa accompagnarmi fino all’ultimo secondo di questa partita, mia madre non ha una tazza di tè e mi guarda con un sopracciglio che forma un interrogativo.

E’ domenica dove vai col cronometro, le divise?

notte prima degli esami

Le do un bacio in fronte, mamma io oggi mi gioco una finale mica Silvia rimembri ancora e sempre caro mi fù quest’ermo colle, pensa se mi potesse vedere babbo come sarebbe fiero, anzi starebbe al campo prima di me.

Mia madre non viene alle partite, mia madre ha l’ansia ma la sera rimane sveglia fino a mezzanotte per leggere da qualche parte com’è finita la partita, dice che altrimenti non prende sonno, comunque sia la sua raccomandazione è sempre la stessa, guarda che nella vita si perde anche, non prendertela troppo, è una partita di pallone, mamma si chiama futsal, ok è una partita di futsal, senti che nome strano come fai a prenderla sul serio.

Lei vuole prepararmi alla sconfitta e non sa che io già sono pronto, non mi fa paura per me, quel che mi intacca ogni vena nella sconfitta è che dovrei farla subire alla mia squadra, a 15 ragazze che sudano e lavorano da 5 anni ed oggi è il loro giorno degli esami, no se esisti Dio del pallone scegli noi.

Le mie ragazze son già tutte al campo, le vedo in lontananza mentre parcheggio, non vola una mosca, io non riesco di certo a far scendere la tensione, dico buonasera nascosto nei miei ray-ban scuri e tiro dritto.

Cazzo devo controllarmi mentre le salutavo ho pensato un momento alla fine della partita e già mi è scesa una lacrima, scegli noi per favore, scegli noi.

notte prima degli esami

Il discorso negli spogliatoi è più o meno questo:

“Pensate ad ogni volta in cui stavate per mollare, pensate alle settimane infortunate in cui non potevate giocare, pensate al primo giorno in cui ci siamo visti al campo, pensate alle volte in cui vi ho ferito, strillato, pensate a quante volte qualcuno vi ha detto che voi no, proprio non ce l’avreste fatta e pensate ad una persona cara che oggi non potrà vedervi giocare questa finale, ci sono mille motivi su questa terra per vincere oggi e per ognuno di noi probabilmente ce n’è uno in cielo.

Mentre lo dico sento l’odore di mio padre nei polmoni, penso al cuscino che ho stretto prima di uscire da casa, chiudo gli occhi ed esclamo non c’è un motivo per cui non dovremmo vincerla questa partita, non ce n’è uno in terra e non ce n’è uno in cielo,  io non voglio vincerla questa partita, io ne ho dannatamente bisogno e chi non lo sente questo bisogno non ha capito che il cuore deve sbattere forte contro lo sterno per sentirsi vivi proprio come quando vi innamoravate da ragazzine.

notte prima degli esami

Do le maglie, consegno le liste, esco fuori e da ora sono nelle mani e nei piedi delle mie calciatrici, non c’è più molto che io possa fare, la partita la giocano loro, posso urlare sbraitare, cercare di cambiare una virgola che fortunatamente non andrà cambiata perché a 5 minuti dalla fine Simona segna il gol del 3-0, corre in panchina ad abbracciare anche quelle che non hanno giocato, alzo gli occhi per cercare il mio motivo in cielo e scorgo mia madre sugli spalti che oggi sono gremiti.

Mi strabuzzo gli occhi, non ci credo, non è lei.

L’arbitro fischia la fine, vola l’acqua da dentro le borracce, qualcuna si arrampica sugli spalti a salutare amici e parenti, do un bacio in fronte a tutte poi vado a verificare la mia allucinazione.

Era davvero mia madre?

Cerco tra i volti ma non la vedo più, sento bussare sulla spalla, mi volto;

-Eccola, mi escono a fatica le parole, mamma  ma tu non vieni mai alle partite!

-No ed infatti non ci verrò più, troppa ansia troppo stress e poi non posso guardarti urlare come un matto, datti un contegno, metti una cravatta.

-Mamma mica sono Guardiola che metto la cravatta, grazie per esser venuta, lo hai fatto per me ma non dovevi mamma, ti sarà salita la pressione a mille.

– Non l’ho fatto per te, l’ho fatto per tuo padre, lui non se la sarebbe mai persa la tua prima finale, ora torno a casa sono stanca, divertiti e copriti che quando cala il sole sentirai freddo.

Questa è stata la mia prima finale, non ho imparato a vincere anche perché non c’è una formula magica per vincere ma ho capito che si può continuare ad amare anche quando diventi un palloncino e voli in cielo come dice mia nipote quando parla del nonno.

notte prima degli esami

Come si fa?

Se sei stato fortunato ci sarà sempre qualcuno che ti presterà i suoi occhi per vedere quello che combinano ancora le persone che hai amato.

Suona il telefono….

-Pronto mamma dimmi!?

Io non ho capito ma avete vinto o perso? Che coppa era? Ti sei coperto?

Buona notte a tutte le mamme di chi fa sport.

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