Softball

Una stagione di fede assoluta – 7

Venerdi 13 maggio 2016

Una stagione piena di derby questa, normale credo in un girone con tante squadre nella stessa zona.
Sempre di corsa e l’unico momento davvero con me stessa lo trovo durante gli spostamenti o quando mi preparo per andare o tornare, in questa vita da sportiva vissuta a spezzoni. Ritorno con i “pistacoppi” di Macerata questo fine settimana, in casa. Ripenso alle partite dell’andata finendo di preparare il borsone, le abbiamo vinte entrambe, dobbiamo confermarci più forti di loro.
Ho studiato un piano, per non accumulare il mio solito endemico ritardo.
Le bottigliette d’acqua sono in frigo, il cibo per seguire la mia dieta è nei suoi contenitori, le mie sacche pronte sul pavimento. Sono pesanti e devo fare ancora un paio di giri, ho chiesto a mia nonna di aspettarmi sotto casa, così mi farà da autista e non devo andarmene a piedi con tre borse pesanti sulla schiena.
Perfetto.
Metto in azione il mio piano.
Prendo tutto.
Uscendo vedo le mie chiavi di casa, non mi servono, chiudo sicura il portone di casa.
Nello stesso momento nel quale percepisco il rumore della serratura che scatto realizzo di aver dimenticato qualcosa.
Provo a suonare, c’è mio fratello.
Nulla, lui dorme nella sua stanza con la musica ad alto volume e la porta chiusa. Strike One
Scendo e nessuna traccia di mia nonna. Vado a casa di mia nonna, suono, anche stavolta, nessuna risposta. Strike Two. I minuti di anticipo che avevo li ho passati suonando i campanelli e ora mi ritrovo a dover andare prima in farmacia, poi in stazione, correndo e portandomi dietro i borsoni. Strike Three, Out.

Arrivo in stazione sudata e con il fiatone, prendo il biglietto e mi dirigo verso il binario cinque, usando le scale. Questa volta riesco a sedermi lato mare, per la prima volta. Mi godo il viaggio con le cuffiette all’orecchio, osservando il mare calmo e l’aria primaverile di maggio.

Una volta scesa dal treno mi preparo perché si ripeta la solita routine, ma questa volta mi sembra di intravedere un uomo in giacca e cravatta che mi fa un cenno, faccio finta di niente, mi avrà scambiata per qualcun altra. Ecco avvicinarsi il signore in giacca e cravatta, che si sporge verso di me, mi fa un saluto con la mano e mi fa segno di togliere le cuffie.
Che cosa può esserci di così urgente da dire?
Il semplice fatto di indossare le cuffiette mi sembra un segnale chiaro che voglio stare per i fatti miei.
Ad ogni modo le tolgo, premo pausa sull’ipod e chiedo in cosa posso essergli utile.
“Sono sette diversi, scegli il tuo preferito”, rimango impassibile e lui mi porge 7 volantini dei Testimoni di Geova.
Rispondo cordiale che non sono interessata, errore gravissimo, gli offro una sponda e lui tenta di mettermi con le spalle al muro.

[otw_shortcode_quote border_style=”bordered”]“Qui dovevi rimettere le cuffie e far ripartire la musica. Errore tattico che ha conseguenze strategiche.”[/otw_shortcode_quote]

Mi incalza “e perchè non sei d’accordo? Dai dimmi, tanto vedo che stai aspettando qualcuno, abbiamo tempo”, indicando i miei borsoni.
Joy dove sei? Salvami.
La vedo finalmente arrivare, tempismo perfetto.
Io non ho niente di male contro di voi, davvero, ma sono una donatrice di sangue, credo basti.

Facciamo un bell’allenamento, completo, lungo. Alla fine siamo tutte affamate, è ora di andare da Patrizia, stasera la prima cosa che faccio entrando nel ristorante è assicurarmi che qualcuno mi metta da parte una fetta di dolce, finisce sempre prima che io possa ordinarla.

Il game day è già qui.
Riscaldamento.
Vediamo arrivare il Macerata, con le divise nuove, nere e rosse.
Siamo abbastanza tranquille, vinciamo la prima partita senza storia, 12 a 0 per noi.
Luana è forte, tiene a bada le avversarie.

La seconda inizia con la stessa tranquillità della prima, forse troppa.
Sono seconda nel line up, per la prima volta quest’anno. Interbase.
Segniamo un punto al primo inning, ne mettiamo un secondo sul tabellone nel secondo inning.
Arriviamo al quinto inning.
Entrando in campo in difesa alzo gli occhi e fisso il tabellone, 5° inning, 2 a 0.
Cosa? La partita sta procedendo velocemente e il punteggio è ancora troppo stretto, dobbiamo allungare. Tocca a loro battere, qualche errore di troppo nostro, alla fine ne conterò tre, qualche chiamata arbitrale poco fortunata, compresa una su una mia giocata.
Basi piene, noi interni giochiamo più vicini al piatto di casa base, per proteggere un eventuale “forzato”. Rumore metallico.
Palla rimbalzante alta su di me, scelgo di non attaccarla e aspettare un rimbalzo più alto.
La prendo e sparo a casa.
La palla mi sembrava essere arrivata in tempo, out. L’arbitro ha le braccia allargate, salvo.
Nel medesimo istante potevo sentire la mia “coscienza/allenatore” dentro la mia testa strillare: “dovevi attaccarla quella palla!”.
Ok, si, lo so, ma, non volevo assolutamente rischiare di far passare la palla, non ho resistito, ho giocato un rimbalzo più pulito.
Fine del quinto inning, il tabellone ora recita Montegranaro 2 Macerata 3.
Nel sesto una straordinaria prestazione di Joy sulle basi ci porta il punto del pareggio.
Arriva in base su colpito, ruba la seconda e anche la terza, per poi arrivare a punto su una volata di sacrificio di Ila. Un punto costruito benissimo.
Parte alta del settimo, l’ultimo.
Out il primo battitore, il secondo arriva in base su valida, e ruba la seconda.
Non deve assolutamente passare e segnare.
Sono carica, mi sento sicura in battuta, quindi acquisisco sicurezza anche in difesa.
La battuta è su di me, stavolta la attacco, la prendo, con la coda dell’occhio vedo il corridore dalla seconda passarmi davanti per raggiungere la terza base. Agisco d’istinto. Tocco il corridore e tiro in prima.
Out. Out. Doppio gioco da sola, ripensandoci è stato pazzesco, sono quelle giocate che non sono preventivate, agisci impulsivamente e mi gasano da morire.
Parte bassa del settimo, in battuta per noi. È il turno di quelle in fondo al lineup, spero che qualcuna arrivi in base, voglio andare in battuta e far entrare quel punto che ci serve.
Lo sento, posso farlo.
Tre eliminati, anche questa settimana si va all’extra inning.
Il Macerata segna 2 punti.
Noi non molliamo, stavolta sono il lead off dell’inning.
Elly piazzata in seconda, batto un doppio all’esterno centro.
RBI.
Eccolo il punto. Certe cose le avverti, forti e alla fine accadono.
Arrivo in terza su singolo di Sabri e a casa su volata di sacrificio di Sese.
Siamo pari.
Arriva in battuta Joy, in base su errore difensivo, ruba la seconda e corre a casa su un walk-off-single di Ila. La vittoria è nostra.

Durante il discorso post partita, un fulmine squarcia il cielo sereno di Montegranaro. Dobbiamo prepararci ad affrontare la tempesta.

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

To Top