Futsal

Waleska Guaime, il cuore sardo del futsal italiano

Photo Juna Manca

Il capitano del Sinnai ricorda il bis di titoli del 2012/2013: “Ho dormito con la Supercoppa sul comodino, ancora oggi la guardo quando devo consolarmi dopo una brutta giornata. La Coppa Italia? La vittoria di un gruppo”

Nata a Cagliari, cresciuta a pane carasau e Ichnusa. Di sardo, Waleska Guaime, ha tutto tranne il nome. Ed è lei stessa a spiegarlo.

“Mi chiamo come un’amica di vecchia data di papà. A mia mamma sarebbe piaciuto Claudia, ma alla fine ha accettato Waleska perché era un nome inusuale e poco sentito e io tuttora ringrazio i miei genitori, perchè la spiegazione del nome durante il periodo universitario portava via tanto tempo ai prof: pensavano tutti fossi una studentessa Erasmus”.

Il cognome – invece – l’ha ereditato dai nonni paterni, di origini spagnole.

“Di dove fossero esattamente non l’ho mai saputo, ma che importanza ha? Quando mi dicono una cosa che mi piace, io ci credo subito”.

Tra le cose che piacciono senza riserva al capitano del Sinnai c’è sicuramente il calcio. Da piccolina, taglio di capelli da maschiaccio e Sundek come costume, andava al mare per sfidare i ragazzini sulla sabbia bianca del Poetto.

“Non dicevo che ero una “donna”, altrimenti non mi avrebbero mai fatto provare. Si impara di più giocando con i maschi, specie se non hai paura delle botte. Nella mia vita ho dato tanti calci, ma sono quelli presi che mi hanno fatto crescere”.

Stessa cosa nel giardino di casa con i cugini più grandi e una special guest, mamma Maria Assunta.

“Anche lei ama il calcio, peccato però che sia juventina. Mio padre era contento di vederci felici, ma era molto meno per le piante. Dove passavamo noi, non cresceva più l’erba”.

È così che ad “Attila” viene dato sfogo nella campo dell’oratorio, dove nel frattempo si era creata una squadra di calcio a 11.

“Veramente giocavo anche a pallavolo, ma visto che durante gli allenamenti usavo i piedi più delle mani, il mister pensò bene di indirizzarmi verso uno sport più appropriato”.

A 14 anni il primo torneo ufficiale con la maglia della Futsal Cagliari. In panchina c’è Elisabetta Cardia. Guaime non può immaginarlo, ma molti anni più tardi la collaborazione sportiva diventerà anche professionale, presso lo studio di consulenza del lavoro dell’ex mister.

“In pratica è lei che mi concede i permessi per andare a giocare”

aggiunge con un sorriso. Ma siamo ancora negli anni dell’adolescenza e quando Guaime non è sui libri, corre dietro ad un pallone. Che sia da futsal o da calcio a 11. Il tempo vola tra Rappresentative regionali e promozioni (dalla C all’A2) con le maglie del Futsal Cagliari e Del Villaputzu, per poi fermarsi improvvisamente ai 21 anni. 12 mesi di stop imposto per vicende societarie legate alla proprietà del cartellino, poi la rinascita con il Villacidro – “una delle mie esperienze più belle” – prima della partenza per l’Erasmus: destinazione Bruxelles.

“Ho cercato una squadra lì ma dovunque andassi, faceva sempre troppo freddo”.

Waleska torna in Sardegna che è pieno inverno ma il calore degli affetti vicini le danno il giusto stimolo per ricominciare: due mesi ancora con il Villacidro, poi l’incontro casuale con due ex compagne – Anna Piras e Maira Di Flumeri – che le parlano per la prima volta del Sinnai.

SINNAI, AMORE A PRIMA SVISTA – L’imminente laurea ritarda il passaggio in giallonero, il destino si compie a novembre 2011. Ma non si tratta esattamente di amore a prima vista.

“Moi apprezzava molto la mia grinta, meno tutto il resto. Diceva che ero una giocatrice da calcio”.

Mister Davide Mura insiste e i risultati gli danno ragione, tanto che il rendimento della numero 3 porterà Moi a porgerle le sue scuse.

“Mi disse che era una delle poche volte che non ci aveva visto bene. Tuttora conservo quel momento con un pizzico di immutata gioia e soddisfazione”.

E mentre Guaime si gode la sua rivincita, l’isola trova il suo tesoro con l’arrivo della campionessa mondiale Lucilèia Renner Minuzzo, fresca di titolo con la maglia verdeoro del Brasile. La sua posizione, però, deve ancora essere regolarizzata e per Mura è come avere una Ferrari senza le chiavi per guidarla. Ogni giorno qualcuno entra nello spogliatoio e chiede: “Sono pronti i documenti?”. E nessuno risponde, fino a febbraio. Una bella domenica del 2012, la numero 10 esordisce neanche a dirlo con gol. Ne farà 100 in una stagione e poco più. Ecco perché nella Final Eight di Pescara, l’anno dopo, è l’atleta più attesa.

UN SOGNO CHIAMATO COPPA

“Con l’arrivo delle straniere – ricorda Guaime – ho iniziato a giocare meno, ma vedevo che chi era in campo meritava più di me. In finale sono entrata un minuto cronometrato: ero emozionatissima, il tempo di un fallo con ammonizione su Dalla Villa e sono stata richiamata in panchina dal mister, penso per paura che mi facessi espellere. Quel minuto per me è valso oro”.

Al PalaGiovanniPaolo II siamo ancora sull’1-1 e mentre tutti si preparano ai rigori, Lucilèia intercetta palla evita Margarito e porta la Coppa Italia in Sardegna. Dalla salvezza conquistata poco prima, al primo titolo nazionale. Per il Sinnai è una favola dei tempi moderni: non ci sono principesse, ma 12 regine di Coppa che alzano al cielo il primo trofeo nazionale. A dirla tutta, Waleska quella coppa non la molla più: la sistema a casa tra gli altri trofei, ancora oggi – guardandola – trova consolazione e nuovi stimoli dopo una brutta giornata. La medaglia, invece, la porta a Cardia.

“Ha pianto quando gliel’ho consegnata, è stato un momento molto intenso”.

Da Pescara, Guaime torna con un bell’insegnamento.

“Lì ho capito che anche da gregario si può imparare e sognare tantissimo”. E poi, anche se il minutaggio non è alto, ha pur sempre il privilegio di allenarsi con Lù (o “Lucilla”, come preferisce chiamarla). “Una di quelle rare persone per le quali vale il detto che il campo è lo specchio della vita. Semplice ed umile, proprio come la vedete. Arriva al campo col sorriso, capisce la condizione di chi fa continui sacrifici e cerca di dare il massimo dopo una giornata di lavoro o di studio. Un modello esemplare, rafforzato dal legame che si è creato con la mia famiglia: qui si sente a casa e per me è di casa”.

MISSIONE SUPERCOPPA – L’anno della Coppa è anche quello della rivoluzione.

“In estate ci siamo ritrovati io, Mauro Moi che in campo sarebbe stato poco utile, Maura Pintor, Petra Fanti e Alejandra Argento”.

Alle porte c’è la Supercoppa contro le tricolori dell’AZ Gold Women. Bisogna rifondare la squadra in tempi record e, per la prima volta, la fretta non si rivela cattiva consigliera. Tra firme, carte e tesseramenti dell’ultimo minuto, il 21 settembre 2013 il Sinnai scende in campo “alla lusitana” e la ricetta è ancora una volta vincente.

“Filipa Mendes (ora al Vermoim, n.d.c.) era arrivata ad inizio mese, Sofia Viera e Daniele Ribeiro poco prima: quella squadra è stata messa su in 20 giorni, quando siamo arrivate a Chieti eravamo praticamente un miracolo sportivo”.

Dopo l’avvicendamento dei due Mura (Davide e Mario), al timone c’è Gianni Pitzalis, che decide di partire con il blocco portoghese titolare, Argento e Guaime. Le sarde vanno sotto, poi ribaltano il match con la doppietta di Vieira e infine coronano il sogno con un gol da centrocampo di Guaime, che adesso ha la fascia di capitano al braccio.

“Attaccavano in 5 – racconta. – Ho vinto un contrasto con Mascia, ma prima che riuscissi a portarle via la palla, c’era Moi da fuori che avrà urlato almeno 100 volte di calciare. Ho tirato solo perché così non l’avrei più sentito”.

Poi la corsa dalle compagne: è un bis straordinario.

“E’ stata la vittoria del gruppo perché Pitzalis ha fatto giocare quasi tutte e ognuna ha messo in campo qualcosa di suo”.

E per Guaime è una stagione da incorniciare: 16 gol. Niente male per un centrale difensivo.

“Sentivo molto la fiducia del mister e avevo Sofia a sformare assist e a tranquillizzarmi”.

Che l’ambiente sia sereno lo si capisce bene in semifinale scudetto.

“Al PalaGiotto incontravamo la Lazio di Lù, Gimena e compagnia bella. Erano tantissimi e serissimi. Entriamo nello spogliatoio e ritrovo questo contrasto tra il silenzio che c’era dall’altra parte e noi che tutto d’un tratto ci mettiamo a ballare zumba con la musica a tutto volume. Non ce n’era una seduta. Se ci ripenso ancora rido, ma era il nostro modo di stemperare la tensione e lo rifarei altre mille volte”.

La stagione finisce a testa alta e col sorriso, poi una girandola di panchine e un 2014/2015 di transizione, in attesa di tempi migliori che tardano ad arrivare. La serie A d’élite vede il Sinnai in fondo alla classifica, ma nel garage giallonero – come in un bellissimo deja vù – scalpitano i cavalli di una Ferrari: Moi ha ingaggiato la pentacampionessa del mondo Vanessa Pereira.

IL CILCONE VANESSA

“La prima volta che l’ho vista mi sono comportata da fan, non credevo ai miei occhi. Ci siamo fatte una foto, le ho fatto domande come qualsiasi altro tifoso. Il tratto che l’accomuna a Lucileia è che quando in campo c’è lei giochi serena. Vedi che è capace di prendersi la squadra sulle spalle inventando la giocata impossibile o mettendo la palla dove nessuno pensava potesse entrare. E’ tutta grinta, ti trasmette voglia di correre e quella cattiveria agonistica indispensabile a certi livelli. Non ringrazierò mai abbastanza Mauro Moi per avermi fatto giocare con fenomeni di questo calibro”.

Con i gol di Vanessa, il Sinnai risale la china fino a “vedere” i play off con il decisivo il 4-2 in casa del Locri.

“Domenica non sono servite parole. Arrivati ad un certo punto i discorsi valgono zero”.

A contare davvero – invece – è solo l’amore per una maglia che rappresenta le proprie radici, anche quando si indossa un nome che con l’isola c’entra poco o niente.

“Non sarei voluta nascere in nessun altro luogo. Da qualsiasi altra parte mi sarebbero mancati questo sole e questo mare”.

Foto J. Manca

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