Futsal

Ben tornate a casa

Via Settimo Torinese, 65015, Montesilvano, Pescara.
Se dovessero chiedermi un’indicazione stradale per arrivare in questa via, non saprei davvero cosa dire. Risponderei che non so dove sia.
PalaRoma, Montesilvano
Se dovessero chiedermi un’indicazione stradale per arrivare in questo luogo, saprei consigliare anche scorciatoie e vie alternative.
Vi svelo un segreto: il PalaRoma si trova in Via Settimo Torinese, 65015, Montesilvano, Pescara.
E’ incredibile come i luoghi, siano spesso legati alle emozioni e ai sentimenti. Questo palazetto dello sport, con il suo parcheggio fatto di buche e brecciolino è un luogo magico. E’ il cuore che ti fa arrivare, non la consapevolezza della sua ubicazione toponomastica.
11/10/2015
Una nuova stagione, un nuovo campionato, nuovi volti da osservare. Siamo ancora qui, su questi gradoni, ai nostri posti.
Nei 4 mesi di intervallo tra la fine del campionato 2014/2015 e l’inizio de quello 2015/2016 tante, tantissime cose sono cambiate, altrettante si sono consolidate.
C’è  Sara che vive una nuova avventura sportiva in una nuova città, con il suo solito sorriso; c’è Ersilia con in suo nuovo taglio di capelli che quasi non la riconosci ma poi la grazia del suo viso e i suoi occhi vispi non mentono; c’è Fernanda Borzuk, detta Nanà, che ha classe e talento da vendere e un nome che suona benissimo nei cori della tifoseria; c’è Nicoletta, un ventidue sulle spalle e un viso che mi stampa in testa quella stramaledetta sensazione di averla già visto altrove. C’è Rossella, sempre presente, nei ricordi, nelle emozioni, nei pensieri. “Non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta”, per questo mi piace pensare che ora stia giocando nella squadra più bella e importante che ci sia, senza mai perdere di vista le sue amiche, le sue compagne, te, Amparo. E’ sempre al vostro fianco, in una nuova forma tutta speciale.
La direzione tecnica non cambia. C’è Francesca a guidare questo gruppo di donne determinate a portare in alto i colori del Montesilvano: solo per la maglia. E’ stata questa la discriminante. Ha tenuto botta Francesca, non è stato semplice digerire i risultati dello scorso anno. Un nuovo inizio, a guidare la squadra dalla panchina quasi come fosse in campo, affidando i suoi pensieri al parquet, muovendo le braccia e le mani come un direttore d’orchestra.
Alessia è tornata finalmente in campo, dopo un anno di tribolazioni dovute al suo ginocchio. La vedi e ti  vien da sorridere, non puoi non farlo. Gioca col sorriso stampato sul viso, come a dire “finalmente!”, è buffa da morire quando imita le sue compagne di squadra. Sprizza allegria da tutti i pori. Eccezionale.
Diana. Un pezzo del mio cuore è per te, per una di quelle affinità che non riescono a spiegare e che non hanno bisogno di parole. Quei ciuffi che escono fuori dalla tua coda mentre corri, ti fanno somigliare ad una principessa, una di quelle di cui parla sempre Vanila: tenace, tosta come la roccia e allo stesso tempo leggiadra e bellissima mentre realizzi la tua favola più bella su quel parquet che è il tuo castello. Sono così felice di vederti giocare.
E’ bello rivedervi Noe, Bruna, Jessica, Ampi, Tonia, quel rosa vi dona una luce diversa e i vostri occhi brillano come non ho mai visto prima.
Sarà un lungo anno, spesso il mio sport mi porterà a non poter essere presente nelle partite casalinghe, ma non di meno il mio cuore sarà con voi, che sia sui gradoni o a bordo della mia Panda in viaggio verso qualche importante partita di football da seguire.
Una cosa sola manca da dirvi: ben tornate a casa.

Mi intrufolo, di solito un buon editor non si nota nei pezzi scritti da altri, questa volta rubo un po’ di spazio alla fine, perché quelle che avete letto sono le parole che si leggono negli occhi di Federica ogni volta che viene a guardavi giocare.
Mi sono ritrovato a seguire gli sport femminili più per curiosità che per interesse, finisco con restare affascinato da questo mondo rosa complicato e bellissimo. Accompagno Federica, porto con me il mio taccuino e la macchina fotografica, finiamo con lo scambiarci entrambe per non dimenticare nulla.
Questo è solo il mio secondo campionato sugli spalti a seguire la Icobit c5, non scrivo femminile perché che siamo donne ora è solo un particolare che aggiunge meraviglia allo spettacolo. Salgo i gradoni e cerco il vecchietto seduto dietro alle panchine, uno…due…tre…quattro, conto i sedili nella fila lungo il corridoio, lui è seduto li, ecco un tassello è al suo posto.
Devo aspettare il secondo tempo per poter osservare la panchina, quello è per me uno spettacolo nella partita, quel dettaglio per nulla trascurabile.
Nel mentre la squadra gioca il suo primo tempo, non riconosco nulla, faccio fatica perfino a trovare Diana che è l’unico volto familiare in campo. Entra la Borges e così siamo a due. In porta mi sembra di riconoscere il secondo portiere dello scorso anno, potrebbe essere anche Sailor Uranus e io riconoscerei la seconda più facilmente.
Il colore delle maglie mi spiazza, sui pantaloncini non c’è il pesce stampato di traverso sulle chiappe che mi faceva tanto sorridere lo scorso anno, i numeri hanno un carattere assurdo e insomma mi trovo a guardare una squadra che si chiama come quella dello scorso anno ma è tutta diversa.
Fischio, fine del primo tempo.
Le ragazze del Montesilvano, non rientrano nello spogliatoio, rimangono sedute in cerchio in campo, con la loro allenatrice. Brotherhood. Sorellanza. Sono queste le prime parole che mi vengono in mente. Francesca è un grande allenatore e lo si nota da questo tipo di dettagli.
Ho una smisurata ammirazione per Fernando Torres, il nino, non vedere le spagnole della squadra in campo mi intristisce un po’, sono così un romantico del calcio, di quelli che si commuovono per le belle storie.
So che Sara si è trasferita a Roma, mi rammarico ancora di non averle chiesto la maglia autografata.
“Dov’è la Amparo?” chiedo a Federica quasi preoccupato.
Mi indica una donna seduta a qualche metro da noi, lunghi capelli neri e aggiunge “Seduta di fianco ad Ersilia”.
Due annotazioni nella mia mentre, forse tre.
Uno. Ersilia D’Incecco ha un nome così particolare che ha perso il diritto di vederlo accompagnato dal cognome.
Due. La Amparo con i capelli sciolti sulle spalle non l’avrei riconosciuta per nulla al mondo, una donna completamente diversa, certo poi si è alzata in piedi e ho visto le gambe da atleta vera e ho capito che era lei (è una delle poche volte che da uomo ad una donna non guardo tette e culo ma quanto sono potenti le gambe…ndr.).
Tre. Ersilia quando una donna cambia taglio di capelli c’è qualche grande sconvolgimento in atto, però puoi darmi l’indirizzo del tuo parrucchiere perché così sei irriconoscibile, porto i miei ragazzi del football americano a punirlo.
I pezzi iniziano ad andare al loro posto, “come si chiama il numero nove?”, mi rifila un nome assurdo e io memorizzo solo Nanà, ok. Mi ricorda un giocatore, ma passo il resto del secondo tempo a chiedermi quale.
Pong, Pong, il rumore metallico dei pali colpiti delle ragazze in rosa, vi prego ditemi che questa è la seconda o la terza maglia.
Sul campo ho la sensazione di guardare la nascita di una squadra, gli elementi essenziali di un nuovo progetto. Guardo verso la panchina di casa e c’è Francesca.
Si agita, sbraccia e fa facce assurdissime.
Il prossimo che dice che le mie sulla sideline sono assurde, lo porto con me alle partite in casa della Icobit Femminile.
Vorrei avesse indosso un microfono per registrare quello che dice, quando parla da sola, quando è rivolta alla panchina e quando dà indicazioni verso il campo. C’è tutto il repertorio, compreso il dito indagatore, quello inquisitore e ovviamente anche i sorrisi, quelli sarcastici ad ogni palo, quelli soddisfatti quando finalmente le ragazze giocano come lei vorrebbe.
Fischio finale.
Rimaniamo a guardarle ancora un po’, non vogliamo andare a casa, questi posti sugli spalti, in questo palazzetto grazie a voi, sono un po’ anche casa nostra.
La gioia di vedervi giocare è impagabile, da nostro cantuccio sugli spalti siamo felici per voi e con voi.
Grazie ragazze.
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