Il nostro sport è innegabilmente affascinante.
Il gesto atletico, la tecnica, l’impatto, la corsa tra i blocchi.
E’ tutto così bello e quasi filosofico che ci sono film, camzoni, storie, fumetti che ne parlano.
Fotografie.
Senza andare oltre oceano, essere immortalati mentre si pratica la propria passione per molti è motivo di orgoglio e vanto. Intere bacheche di Facebook, piene di fotografie bellissime, con quelle espressioni “giuste” che escono da sotto quel casco che indossiamo come seconda pelle, con quelle pose statuarie messe in risalto dai paraspalle che ci proteggono.
Tutte bellissime.
Poi ci sono io.
Mi stupisco di come il mio essere così allegra, e spessissimo sorridente scompaia, una volta indossato il casco. Sia chiaro, mi diverto un mondo a giocare a questo gioco, praticare questo sport mi sembra eccessivo, sono troppo vecchia, mi piace tantissimo e fino a che non mi farà schivo guardarmi, continuerò a giocarci. Ma da dentro quel paraspalle, che mi rende così buffa e dentro quel casco che mi fa somigliare a un “chupa chups” sorrisi non ne escono mai.
Sono oggettivamente un pessimo soggetto da fotografare: occhi scuri ed espressione simil-contrariata, maglie sempre troppo grandi a discapito di gambe piccole e corte.
Un soggetto un pò grottesco a rifletterci bene.
Quindi eccomi qui, ancora una volta, buffa all’ennesima potenza, scura sotto quel casco arancione brillante.
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